NUOVI STUDI SULLA STORIA DEL PORTO DI RIMINI NEL '700

NON FU "DISPUTA" MA "COMPLOTTO" PER I LAVORI AL PORTO DI RIMINI (1764 - 1768)
Nuovi documenti e carteggi emersi di recente permettono di ricostruire completamente il complotto che si celava dietro la vicenda storica denominata "disputa" (1764-1768). Non fu una "disputa" locale sul porto ma un complotto ordito con l'appoggio di alcuni protagonisti ai vertici dello Stato, messo in atto nel "vuoto" temporaneo che si creò trà due Pontificati. La fine del Pontificato di Clemente XIII (Rezzonico) e l'inizio del pontificato di Clemente XIV (Ganganelli). Le vicende videro Giovanni Bianchi (medico Iano Planco) protagonista del complotto contro lo scienziato Ruggero Boscovich (gesuita) e nel mezzo capitò l'Ingegnere idrostatico Calindri Serafino che dirigeva i lavori al porto seguendo le indicazioni a distanza di Boscovich, come risulta dai documenti. Da Cardinale Ganganelli aveva "raccomandato" di eseguire i lavori con il prolungamento dei moli, come voluto dal medico Planco ma solo con la venuta in Legazione di Ravenna del Cardinale Borromeo si realizza e si porta a compimento il complotto. Nella vicenda il cardinale Borromeo è il più influente, conosceva Boscovich a Milano dove lo scienziatio gesuita godeva grande fiducia dal Conte di Firmian (Ministro plenipotenziario della corte Austriaca). L'influente Borromeo era tornato a Milano sconfitto nella sua azione diplomatica presso lo stato Austriaco, soccombente sulla censura sui libri e soprattutto per non essere riuscito ad impedire (negli accordi e nei fatti) la spinta alla professione del culto cattolico-romano della comunità di confessione protestante. Tornato a Milano con la formula "Promoveatur ut amoveatur" il Borromeo preferì accettare la Legazione di Ravenna, allora fuori dalle influenze del Ministro Firmian. Dal Borromeo, personaggio influente, parte l'attacco definitivo a Boscovich e Calindri, il vice Legato Cambiaso si recò a Rimini per placare il tumulto che era stato suscitato e per dare l'ordine di eseguire i lavori secondo le teorie di Planco. Calindri fuggì da Rimini a seguito delle contrarietà e alle minacce alla sua vita del brigante "Brugiaferro". Boscovich torna in patria e a Dubrovnik nel 1773 apprende della abolizione dell'ordine dei Gesuiti . Planco all'età di 75 anni, (1768) raggiante per la vittoria scriveva citando Catullo "Fulsere tandem candidi dias". Infine dalla lettura dei carteggi di alcuni dei diretti interessati alla vicenda una interessante ipotesi sorge spontanea: che Planco fosse solo lo strumento per l'attacco portato allo scienziato Boscovich, visto che solo pochi anni dopo Papa Ganganelli decretò l'abolizione dell'ordine dei Gesuiti?

STORIA DEL PORTO DI RIMINI NEL '700
LA "DISPUTA" FU UN “COMPLOTTO”. NUOVI DOCUMENTI DEL SECONDO SETTECENTO
Loreto Giovannone

La "disputa" sul porto di Rimini tra la fine del 1764 e il 1768 non vi fu una baruffa locale di provincia su questioni tecniche, la complessa vicenda aveva risvolti segreti non svelati prima perché non si conoscevano i documenti. Fino ad ora si è pensato a due soluzioni tecniche e due fazioni: chi parteggiò per Bianchi (Planco) e chi per Calindri, ancora oggi si pensa così ma non fu così. I carteggi (lettere di Bianchi e di Boscovic), che ho iniziato a studiare indicano che la vicenda ebbe aspetti fino ad ora sconosciuti. I documenti emersi di recente permettono di leggere i fatti con una luce nuova che vede protagonisti alcuni personaggi dello Stato centrale nella vicenda del porto cittadino. Rimini, per una serie di circostanze non predeterminate, si trovò coinvolta nel secolare conflitto provocato dalle idee illuministe della evoluzione della scienza e del pensiero umano e chi vi si opponeva. Infine nella lotta tra Clero e Gesuiti, sullo sfondo la borghesia riminese, nobiliare e non, che ricopriva cariche amministrative cittadine e che a Roma era rappresentata in alcune cariche di rilievo del Clero romano.

Il Complotto, Papa Clemente XIII (Rezzonico), alcuni prelati, legati e autorità cittadine hanno una parte fondamentale. Il baricentro della vicenda del porto si sposta dalle baruffe locali al conflitto storico ideologico interno allo Stato. Papa Clemente XIII intervenne nel 1764 rimuovendo d'autorità i congregati e nominando una nuova deputazione, la vecchia congregazione si era opposta al dettato della escavazione del canale portuale decretato direttamente da Papa Rezzonico. Il clima di trame e complotto che si respirava in città in quegli anni arroventati di polemiche era pesante, Calindri (che ne fu vittima) lo descrisse ampiamente nella stampa Del Porto di Rimino, Lettera ad un amico di Roma, al par. 11 riportò «… si formò un partito contrario, il quale di mano in mano si procurò di sostenere contro l’evidenza, e l’autorità col disperato ripiego di negar fatti… di inventare calunnie… di spargere zizzanie…» e prosegue al paragrafo 65 «…Io vorrei che tutte queste cose fossero così note… che la maggior parte dei Consiglieri, e dei Cittadini, e i Popolari medesimi resterebbero stomacati dalla niuna lealtà dei contraddittori…». Fu un complotto in piena regola e l’organigramma dei partecipanti lo tracciò Bianchi (Planco) nella sua corrispondenza finora inedita ad Angiolo Maria Bandini (dotto ecclesiastico del settecento, di formazione umanista, bibliotecario Laurenziano). A favore di Planco si schierarono il Cardinale Ganganelli prima di essere nominato Papa, il Cardinale Borromeo Legato di Ravenna, il Segretario di Stato Salvini subentrato a Torrigiani, Mons. Cambiaso vicelegato, il conte Vincenzo Buonamici di Lucca Governatore di Rimini, l’Arciprete Fabbri e P. Agostino Fedeli Deputati dei Cleri, la Popolazione della Marineria per il tumulto, il Brigante «Brugiaferro» per le minacce di morte a Calindri. Allo stato attuale delle conoscenze rimane da chiarire se a Roma ebbero un ruolo nella vicenda i due Cardinali: Pirelli (avv. Concistoriale così amico che Bianchi ne scrisse il necrologio) e Perelli (tesoriere della Camera Apostolica). Che quest’ultimo fosse in conflitto per motivazioni contabili con il Segretario di Stato Torrigiani che approvò le soluzioni di Boscovich e l’opera del Calindri?
Una serie di coincidenze giocarono a favore di Planco. La fine del Pontificato di Clemente XIII, il nuovo pontefice Ganganelli da Cardinale aveva "raccomandato" il porto al Cardinale Piccolomini per eseguire lavori secondo il parere di Planco, l'uscita di scena del Segretario di Stato Torrigiani sostituito da Salvini, l'arrivo in Legazione di Ravenna del Cerdinale Borromeo (al posto del Piccolomini deceduto), il cambio di direzione del vice Legato Cambiaso e dei deputati dei Cleri l’Arciprete Fabbri e P. Agostino Fedeli determinarono la svolta a favore di Planco. Il complotto ordito da Planco fu contro Boscovich, nel mezzo capita il Calindri che operava al porto secondo le indicazioni concordate con il maestro Boscovich (come risulta nel carteggio), chiamati da Planco rispettivamente «…un impostore protetto dal Frate Gesuita Boscovich…». Planco si oppose ai lavori di escavazione del canale portuale con ogni mezzo e con tutte le conoscenze che aveva, per riuscire ad imporsi. Planco tenne fede a se stesso e fu come si era autodefinito in Vita(1) «Ferox ac truculento fuit», con il complotto ottenne una completa vittoria personale ma non di fronte alla storia o alla scienza. Planco vittorioso scriveva citando Catullo «...ora fulsere tandem candidi dias...» per oltre 150 anni si continuò con l'escavazione, inoltre nel 1938 il Marecchia fu deviato dal porto proprio come l'ipotesi fatta dall'Ingegnere idrostatico Calindri. Lo scontro fu talmente cruento che Boscovich scriveva a Garampi «...Né avrei creduto, che la tracotanza di alcuni ignorantissimi in quelle materie, e non so quanto meritatamente accreditati in altre, dovesse far tanta impressione in alcune persone di rango impiegate ne' governi…»(2). Planco antepose a tutto e a tutti la rivincita personale per questo intraprese una lotta senza quartiere e non ebbe gli stessi intenti dichiarati da Boscovich «…ho travagliato servirli, e l’unico mio fine è stato il servigio pubblico…»(3). come scrisse nel carteggio, e come gli riuscì meglio nella pratica applicazione della scienza. 
Boscovich – Calindri – Bianchi. Oggi è superata la teoria delle due fazioni su chi avesse ragione o torto. Piuttosto fu una lotta a Boscovich e Calindri ma il perché di «…Tanto rumore contro….» che Calindri non si spiegava e del complotto che travolse entrambi, trova due spiegazioni. Primo, contro Calindri, non è escluso che la sua venuta avesse creato scompigli sugli interessi che gravitavano intorno ai lavori di continua «riattazione» del porto. In meno di quindici anni, da parte dell'amministrazione riminese, erano stati spesi 70.000 scudi di denaro pubblico per lavori portuali senza ottenere alcun miglioramento. Secondo, contro Boscovich che nella pubblicazione "Theoria Philosophiae Naturalis" non è improbabile che provocasse l'avversità di una parte delle gerarchie ecclesiastiche con "Anima & Deo" un capitolo all'interno della sua eccellente “Teoria” del 1758 (Vienna), pubblicata nel 1763 (in seconda edizione) a Venezia, un vero trattato scientifico a tutto campo vi sono descritti numerosi studi e argomenti matematici, fisici, astronomici, di meccanica, sui fluidi e sui flussi marini, ma anche considerazioni teologiche. Il gesuita Boscovich scienziato, fisico, matematico ha una visione centrale della ragione umana, naturalmente alla luce della evoluzione del pensiero e della scienza da lui attivamente praticata, sembra avere una visione moderna della teologia. Si realizza il naturale collegamento tra la forza del pensiero umano e la natura rivelata nelle leggi universali della scienza. Ricordiamo che tra gli argomenti pubblicati dallo scienziato in quegli anni vi fu la teoria sulla materia e gli studi sulla luce (De lumina), la relazione spazio-tempo. La direzione del pensiero scientifico di Boscovich è la stessa di Galileo, Leibniz e Newton. Gli argomenti che opposero Boscovich (gesuita) a Iano Planco (antigesuita) non potevano essere di natura scientifica. Boscovich percorse la strada della conoscenza da scienziato attivo, non solo come precursore della fisica teorica ma trattando anche problemi pratici come velocità e pressione dei fluidi. Nelle vicende del porto riminese e nei contrasti a Boscovich emerge l’enorme dibattito, interno alla Chiesa, sulla scienza e sulla evoluzione del pensiero scientifico che toccò da vicino questioni apparentemente distanti quali il pensiero teologico e la dottrina della Chiesa. Interessante l'affermazione di Boscovich che l'anima è nel corpo dove finiscono le terminazioni nervose cioè la testa, una discussione pluri secolare. Il gesuita Boscovich non si rimette alle verità teologiche . I contrasti dell'Ordine con la Chiesa, di quel periodo, sono storicamente noti e qualche anno dopo sotto il pontificato di Clemente XIV (Ganganelli), venne abolito l’ordine dei gesuiti (1773). Boscovich era in patria, a Dubrovnik quando apprende della abolizione dell'Ordine dei Gesuiti. Bianchi muore nel 1775. Tredici anni dopo la morte di Bianchi, nel 1788 Calindri fu nominato sovrintendente ai lavori pubblici della Congregazione del Buon Governo.
(1) Vita, apparsa a Firenze nel tomo primo dei Memorabilia, curati da Giovanni Lami, 1742.
(2) Lettera a mons. Garampi il 9 luglio 1768
(3) Lettera a Serafino Calindri del maggio 1765.

Pubblicato nel settimanale "IL PONTE" di Rimini l'articolo completo.


Schema del complotto contro Ruggero Giuseppe Boscovich e Serafino Calindri per i lavori al porto di Rimini. Le contrarietà e gli innumerevoli ostacoli posti da Giovanni Bianchi alla esecuzione dei lavori al porto, affidati al Calindri e ordinati direttamente da Papa Clemente XIV, divennero un vero e proprio complotto. Alla fine del pontificato di Clemente XIII, con l'uscita di Luigi Torrigiani dalla Segreteria di Stato e l'allontanamento di Boscovich dalla penisola, Giovanni Bianchi ebbe l'appoggio incondizionato del cardinale Ganganelli (futuro Papa Clemente XIV). Con i favori del cardinale, futuro Papa, ordì la congiura per estromettere Calindri dai lavori al porto e farli eseguire, secondo il suo parere, alla maniera degli antichi, con il prolungamento dei moli.
Loreto Giovannone Architetto

Pillole:


"Se la verità provoca uno scandalo, meglio accettare lo scandalo che abbandonare la verità”

Gregorio Magno


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