SERAFINO CALINDRI A RIMINI 3° - “L'escavazione” del porto in tre documenti.
STORIA
DEL PORTO DI RIMINI. L'escavazione in tre documenti
In
Storia & Storie, Il Ponte di Rimini del 25.03.2012 abbiamo visto quanto ingente fosse
la spesa al “riattamento” del porto, di quanto pesasse nel
bilancio dello Stato della Chiesa fino a determinare il cambio dei
Deputati nella Congregazione del porto ordinato dal Pontefice. Planco
è per il “prolungare
la linea delle ripe del porto, e non nel semplice graffiare la
ghiaia”.
Scopriamo
ora un sintetico quadro storico politico interno allo Stato
all'inizio della vicenda riminese.
L'alleanza
interna allo Stato.
Rezzonico era Papa Clemente XIII, il marchese Luigi Torrigiani
Segretario di Stato, Giovanni Francesco Stoppani Cardinale Legato di
Ravenna e soprintendente alle Acque delle tre Legazioni dal 1760. La
solidale conoscenza dei tre personaggi ebbe origine nel frequentare,
in giovane età, la Pontificia Accademia Ecclesiastica (1714 –
1716). Il sodalizio si consolidò ulteriormente dopo il 1760
ricoprendo cariche di governo ai vertici dello Stato.
“L'apertura”
alla cultura e alla scienza.
Papa Rezzonico si interessò all’arte classica, si relazionò ai
pittori Anton Raphael Mengs e Pompeo Batoni, al Cardinale
collezionista e mecenate Alessandro Albani a Johann Joaquim
Winckelmann, nominando quest'ultimo sovrintendente ai monumenti
antichi di Roma. Finanziò il completamento della Fontana
di Trevi
e fondò, successivamente, nel 1767 il Museo
Profano,
una delle raccolte che compongono i Musei
Vaticani.
Luigi Vanvitelli era il più noto architetto dell'epoca, Ruggero
Boscovich tra gli scenziati più attivi dell'epoca insieme a T.
Le Seur, F. Jacquier, tra i consultati sul porto di Rimini.
La
Romagna al trono Pontificio. Iniziava
il periodo urbinate-romagnolo al Soglio Pontificio. Clemente XIV –
Ganganelli di S. Angelo in Vado, Papa dal 1769 al 1774. Pio VI -
Braschi di Cesena, esperto in materia di finanze dello Stato, aveva
ricoperto in passato il ruolo di tesoriere sotto il pontificato di
Clemente XIII, fautore del progetto di riforma dei dazi, Papa dal
1775 al 1799. Pio VII (Chiaramonti) di Cesena Papa dal 1800 al 1823.
Il
porto in tre documenti
1°)
La lettera della Segreteria di Stato
comunicava alla Legazione i nomi dei nuovi Deputati alla
Congregazione del Porto, nuovi
Congregati favorevoli alla volontà
del Pontefice.
Congregazione
ordinaria alla Fabbrica del Porto
Castellano
Conte Federico Sartoni, Dott. Sebastiano Simbeni Dongiovanni, Carlo
Agolanti, Conte Francesco Garampi, Avv. Lelio Pandolfini.
Congregazione
ordinata da Papa Clemente XIII
Conte
Enrico Rigazzi,
Conte Francesco Garampi, Abate Agostino Pignatti, Marchese Pietro
Belmonti, Conte Federico Sartoni, Domenico Garatoni.
Estromessi:
Dott. Sebastiano Simbeni Dongiovanni, Carlo Agolanti, Avv.
Lelio Pandolfini;
Confermati:
Castellano Conte Federico Sartoni, Conte Francesco Garampi;
Nominati:
Conte
Enrico Ragazzi, Abate
Agostino Pignatti, Marchese Pietro Belmonti, Domenico
Garattoni.
Ing. Serafino Calindri. Pianta del porto di Rimini. Bib. Reale Torino |
Questi
i Congregati favorevoli e i contrari alle volontà del Papa per
l'escavazione dell'Ing. Calindri. Le due lettere inedite di Giovanni
Bianchi chiariscono le vicende.
2°)
La lettera (1769?) di Bianchi ad Angiolo Maria Bandini
(ecclesiastico, umanista, bibliotecario Laurenziano): “Parlando
V.S. Ill.ma e R.vma
di me in Lode di N.S. potrà accennare che N.S. [Clemente
XIV]
quando era Cardinale, raccomandò al sig. Cardinale Piccolomini di
f.m. il Porto di Rimino, e da Papa l’ha raccomandato al Sig.r
Card.e Borromei Legati, acciochè si tiri avanti secondo le
istruzioni del mio Parere stampato in Pesaro l’anno 1765 che
consiste nel prolungare la linea delle ripe del porto, e non nel
semplice graffiare la ghiaia, che era nelle parti esterne del porto,
come ha fatto per quattro anni un impostore protetto dal Frate
Gesuita Boscovich, il quale ha fatto gettare all’aria da 23 mila
scudi alla nostra comunità, e subito quando il porto fu custodito,
come aveva stampato io, ha migliorato, ed ora s’è fatto ottimo,
com’era 25 anni sono, con piacere di N.S. del Sig.e Card.e Legato,
di tutti i Buoni. Io manderò poi a V.S. Ill.ma un'altra
volta
l'estratto del mio parere stampato sopra del nostro Porto, e
l'estratto di una mia critica stampata contro una memoria di
quell'impostore che non mandai al Lami, perchè sotto il
pontificato passato non si poteva dir niente contro d’un
protetto da Solipsi [Boscovich],
ma ora fulsere tandem Candidi dias. come disse Catullo. Iter cum
Vale.
3°)
La lettera Bianchi a Bandini del 7 aprile 1770: “Io
farò per un altro spaccio l’estratto del mio Parere sopra
la riattazione del Porto, ed anche della critica, che feci con altro
nome
[Marco
Chillenio]
di
una Memoria, che aveva fatta un Impostore per riattare questo Porto,
o per farne altri quattro o cinque ideali, il mio parere allora non
fu eseguito; ma si pose in opera ciò, che diceva l’Impostore, il
quale in due o tre anni fece buttare al vento da 24 mila scudi al
nostro Pubblico, e il porto sempre peggiorava, onde le Barche non più
potevano entrare, oppure per qualche Colma d’acque talora entravano
né più potevano uscire, onde i Marinai attruppatesi un giorno erano
per far un mal giuoco all’Impostore, se non fuggiva, ma accorse qua
Monsig. Cambiaso legato, giacchè allora era vacante la Legazione per
la morte del Card. Oddi Giovane, che morì prima di entrare in
Legazione in Arezzo, e Monsig. Cambiaso sentendo le ragioni dei
Marinai, e della Parte più sana della Città ordinò che si
prolungasse la Linea, osieno le ripe, come io dico nel mio Parere e
come fecero i nostri maggiori, e subito il Porto migliorò con molta
lode di monsig. Cambiaso, perché l’Impostore avea buono appresso
il passato Segretario di Stato Torrigiani cagione di un ribaldo di un
mio Scolare Segretario del Card. [Abate
Stefano Galli minutante della Segreteria];
che era vinto da Regali dell’Impostore, bisognò che Mons. Cambiaso
facesse cessare il lavoro; ma venendo in Legazione il Sig. Card.e
Piccolomini, il Cardinale Ganganelli ora Papa gli raccomandò di far
ritornare in piedi i Lavori indicati da me; come fece e sempre s’è
fatto fino al presente; onde ora abbiamo un Porto dè migliori, che
sieno in questa spiaggia, come era 25 anni sono, e tutti benedicono
il Cardinale Piccolomini, il Papa presente, e fanno le fischiate
all’Impostore, contro del quale sta incominciato un processo per le
rubberie, che ha fatte in certe macchine ridicole inventate da lui
per graffiare le parti esterne, e sieno i Genitali, come dicono del
Porto; ma si crede che si libererà dalla pena col prendersi la
fuga”.
Planco
settantasettenne non risparmiò la soverchia esuberanza e la grande
considerazione che ebbe di se, e per cui era conosciuto, la condì
con la maldicenza e l'insinuazione. Bianchi definì Calindri "un
impostore"
e vantò conoscenze di idrostatica per aver scritto il De
Aestu maris
nel 1739, “un
libbro da sardelle"
scriveva Calindri al Cardinale Garampi (A. Mercati, Lettere
di scienziati,
p. 189), per la completa mancanza di cognizione scientifica. Scrivere
in latino una sorta di trattato che parla di arretramento del mare in
corrispondenza delle fasi lunari non incideva sulla soluzione alla
pessima funzionalità portuale. Tra l'altro un testo dal titolo
simile “De
aestu maris”
era già stato pubblicato nel secolo precedente (1665) da Theodoro
Moreto.
L'Ing.
Calindri non fu né un impostore, né un approfittatore, conteggiò
puntualmente le spese di escavazione e non “maneggiò” denaro, i
pagamenti furono disposti dalle autorità, inoltre finanziò a sue
spese il prototipo e la successiva macchina per l'escavazione, prestò
900 scudi c.a. alle casse cittadine per il porto, denaro proveniente
dall'appasso e non dai “maneggi” appunto, di cui fu ingiustamente
accusato.
http://www.ilponte.com//news/2012/settembre/26/rimini/la___escavazione_in_tre_documenti.html
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