DESTRA E SINISTRA IN ITALIA - RADICI COMUNI

CORPORATIVISMO CONSOCIATIVO

Le radici culturali comuni della destra e della sinistra italiana hanno origine in valori fondanti comuni:
- qualità dell'impegno politico
- contestazione estremizzante
- letteratura militante con una funzione apertamente "civile"
- coinvolgimento della massa e orientamento dei consensi in un tacito patto di scambio sociale, il controllo della distribuzione del lavoro.
- patti sindacali a protezione delle corporazioni schierate in scala gerarchica.

Entrambi gli schieramenti usano enormi apparati ideologici e propagandistici i cui costi vengono rovesciati sulla collettività, appaiono nella propaganda demagogica opposti tra loro, entrambi immancabilmente eleggono una classe dirigente al governo infinitamente al di sotto delle aspettative nelle qualità.
Nell'immediato post-unitario, dopo la pretesa unità italiana, i teorici sociali che trovarono lavoro nelle università, nelle scuole, su incarico diretto e nomina del regime attuato dai governi Sabaudi furono in tanti. Tutti nominati per decreto dal regime Sabaudo, tutti fedelissimi, tutti molto lontani dagli sbandierati principi risorgimentali ma vicinissimi agli appetiti di una classe emergente borghese all'assalto del potere economico e politico. Teorici ben nascosti dietro principi e idee liberali di scuola inglese, e mentre il regime da una parte attuava sanguinarie politiche repressive dall'altra dava incarichi, nominava, chi con l'insegnamento replicasse la propaganda per formare la nuova società. Un quadro invariato dopo 150 anni e simile all'attuale, troppo simile.
A nord le ideologie veicolate attraverso personaggi eterogenei e apparentemente minori come Carlo De Cristoforis, Gerolamo Boccardo, Vincenzo Garelli (professore di filosofia a Genova), Leone Carpi, G.Emilio Cerruti e altri.
A sud, a Napoli, il regime Sabaudo si servì degli esuli o presunti tali, tra loro Luigi Settembrini, Bertrando Spaventa (professore di filosofia a Napoli dal 1862, già membro della commissione per le scuole serali a Napoli dal 19 novembre 1860 su decreto del prodittatore Farini, dicastero interni Ventimiglia, dicastero grazia e giustizia Pisanelli)
A Napoli la ex capitale delle province meridionali i Sabaudi innestano nelle poltrone universitarie grandi nomi della cultura politica e civile che in cambio, supponiamo per interessi personali, seppero non parlare di quanto sarebbe da li a poco accaduto, l'aggressione alle popolazioni per fucilazioni, la efferatezza della guerra civile, la deportazione con riduzione in schiavitù e la depredazione economica. Il silenzio comprato con posti nelle università e nell'insegnamento alla borghesia di accademici, intellettuali e storici è una ferita alla coscienza civile delle province meridionali, una ferita tutt'ora aperta e sanguinante. Un tabù che offende il senso civile del vivere, un vergognoso silenzio che ha sparso per tutto l'Italia bugie storiche infinite e che fa capire da una parte che il contegno morale si può comprare, dall'altra quanto pesante possa essere il regime (monarchico, fascista, democratico) che con diverse forme ha attraversato la storia italiana da 154 anni.
Il potere designa le persone deputate all'insegnamento, il potere plasma la società futura, il silenzio complice è immorale ed ha caricato la società civile, a sud, di gravi conseguenze, economiche, politiche, sociali. Un degrado gravido di silenzi e di qualità intellettuali e professionali maturate e applicate altrove mentre le province meridionali rimanevano sotto il controllo della politica e della malavita, non sempre realmente distinte e separate come si crede correntemente. Un degrado governato da politiche di destra, quella stessa destra storica che aveva condannato all'arretratezza economica, civile e in fondo culturale. Quella stessa destra che ha cancellato dalle scuole la cultura letteraria del sud Italia dai programmi ministeriali delle scuole italiane, quello stesso silenzio complice di accademici e cattedratici.

In nome di sua maestà Vittorio Emmanuele re d'Italia, il pro-dittatore in virtù dell'autorità a lui delegati sulla proposizione del Direttore del Ministero per l'Istruzione Pubblica, deliberata nel Consiglio dei Ministri', Decreta:
Art. 1. Sono nominati professori titolari della Regia Università degli Studi di Napoli:
Bertrando Spaventa, di Filosofia;
Ruggiero Bonghi, di Storia della filosofia;
Antonio Ranieri, di Storia;
Pasquale Villari, di Filosofia della storia;
(Giuseppe de Luca, di Geografia e Statistica;
Giuseppe Fiorelli, di Archeologia;
Paolo Emilio Imbriani, di Storia del Dritto;
Pasquale Stanislao Mancini, di Dritto internazionale;
'Giuseppe Pisanelli , di Dritto costituzionale;

Roberto Savarese, di Dritto Romano;
Carlo Cucca, di Dritto ecclesiastico;
Giuseppe Testa, di Leggi civili;
Giovanni Manna, di Dritto amministrativo;
Antonio Scialoja, di Economia pubblica;



Ma è al centro-nord che fermentarono e germogliarono le idee nazionalistiche, autarchiche da una parte ed espansionistiche, di conquista coloniale dall'altro. Idee e ambizioni di politiche coloniali già ampiamente presenti nella oligarchia al potere, propagandate da Gerolamo Boccardo e sostanziate nella partecipazione ai lavori faraonici per l'apertura del canale di Suez con l'Ing. Paleocapa capofila della partecipazione italiana. Idee, teorie di conquista coloniale prese in prestito all'estero.

Fu in Toscana, sotto l'influenza inglese, che la corrente nazionalistica e coloniale germogliò e fu alimentata fino al compimento, del resto erano stati già tanti gli uomini politici con mansioni di governo e diplomatiche (Ricasoli, Peruzzi, Nigra, Ridolfi) che intravvedevano nuovi arricchimenti e concreto consolidarsi nell'azione della destra storica.
CORRADINI ENRICO. Nato il 20 luglio 1865 a Samminiatello di Montelupo (Firenze) da Narciso e da Anna Setti in seno a una famiglia di piccoli proprietari terrieri si laureò nel 1888 in lettere all'università fiorentina e seguì poi, tra il 1889 e il 1891, i corsi dell'Istituto di studi superiori della stessa città e, per alcuni anni, fu professore presso il locale liceo "Galileo".
La sua iniziazione culturale - destinata a rimanergli sempre presente nella vita - fu d'impronta positivistica, ricevuta attraverso l'insegnamento di G. Trezza, e le sue prime prove letterarie ebbero manifestazione sulle pagine della rivista Germinal, che egli stesso fondò, assieme a un gruppo di altri giovani condiscepoli quali C. Cordara1, G. Gargano2 , D. Garoglio3 e A. Orvieto4, e si pubblicò tra il dicembre 1891 e il gennaio 1893, intendendo proporsi come un periodico di letteratura militante con una funzione apertamente "civile".[...] Le nebulose proposte di rinnovamento, la sensazione di trovarsi a vivere in un momento in cui stava per verificarsi una svolta storica, comprovano che il C. e i suoi amici non avevano idee chiare proprio sulla qualità dell'impegno politico che i letterati avrebbero dovuto assumere, e la posteriore ricostruzione che il C. diede di questi anni, nel 1923, collegando la sua "conversione" dalla letteratura alla politica.[...] (www.treccani.it).
La svolta, la fondazione del Regno.
L'elemento politico, in questo gruppo di opere corradiniane, si presenta come un dato "negativo", strettamente connesso all'asserita decadenza morale della civiltà e della cultura urbana, corrotta o mistificante.[...] Si era all'inizio del nuovo corso politico giolittiano, e alla deprecazione dei tempi dispiegata negli anni precedenti stava subentrando la formulazione, sia pur vaga, d'una proposta antidemocratica e antisocialista, che nasceva come reazione alla politica di apertura verso il movimento operaio. Il C., che già dal 1901 aveva polemizzato contro il pacifismo tolstoiano d'impronta cristiano-socialista, in nome di un'arte "libera da qualunque missione" e sgorgante dal bisogno di vivere "tutta la vita in un modo forte e violento", nel 1902 aveva cominciato ad agitare una critica "antimaterialistica" contro la lotta di classe, massima espressione dell'egoismo e massimo pericolo per la coesione nazionale, ed aveva compreso l'importanza e la necessità di un'azione di propaganda di massa la quale comportava una conversione dall'arte alla politica e la costruzione d'una retorica adeguata, in grado di selezionare pochi semplici temi capaci di generare consenso ad un'alternativa politica e - al limite - istituzionale.
Proprio in connessione con il dispiegarsi dell'iniziativa socialista e del rivendicazionismo sindacale, il C. diede vita nel 1903 al Regno di cui furono attivissimi collaboratori G. Prezzolini e G. Papini (che il C. aveva conosciuto nel 1902) ed un gruppo di letterati, molti dei quali avevano in precedenza collaborato al Marzocco. […] Al mito dello sciopero generale si opponeva il mito della guerra vittoriosa: entrambi questi impulsi comportavano però un'azione antidemocratica e antiparlamentare, e il nazionalismo doveva porsi come movimento di massa agitando il proprio mito guerresco ed espansionista (www.treccani.it).
GIOVANNI PAPINI. Promotore infine dello svecchiamento della cultura italiana, in nome di un'individualistica e sognatrice concezione della vita e dell'arte. Redattore per qualche tempo del Regno di E. Corradini; direttore, nel 1912, della Voce, fondato da Prezzolini con l'intento di farvi collaborare gli uomini e le dottrine più rappresentativi a una rieducazione morale, politica, artistica degl'Italiani; fondatore (1913), con A. Soffici, di Lacerba, che rappresenta il momento della sua adesione al futurismo. Con l'entrata in guerra dell'Italia - in favore della quale Lacerba sostenne una fierissima battaglia - il gruppo fiorentino si disperde, non senza aver agitato vecchi e nuovi problemi della cultura, diffuso la conoscenza di movimenti filosofici e artistici forestieri, e rivelato alcune notevoli figure di scrittori e di artisti.
OpereStudioso di filosofia e di religione, critico e polemista, narratore e poeta, la costante della sua personalità è data dall'attivismo, dal volontarismo, che lo indusse a farsi divulgatore fra i primi in Italia del pragmatismo, e poi a passare da questa ad altre filosofie, sempre insoddisfatto perché vi cercava il segreto per diventare giudice sicuro del bene e del male, una sorta di demiurgo o di uomo-dio (www.treccani.it).

1 Cordara, Carlo. - Nacque a Torino il 14 marzo 1866, da Giovanni Battista e da Giuseppina Orange, ma presto si trasferì a Firenze, ove trascorse tutta la sua esistenza. All'università di Pisa si laureò in legge, ma non esercitò mal l'attività forense, assolutamente inadatta alla sua indole riservata e schiva. (www.treccani.it)

2 Gargano Giuseppe Saverio. - Nacque a Napoli l'11 apr. 1859, da genitori napoletani: Filomena D'Ambrosio e Luigi, ufficiale di marina, che ben presto si trasferì con la famiglia a La Spezia.(www.treccani.it)

3 Nel ventennio che va dal 1905 al 1924 il G. abbandonò quasi completamente la critica letteraria e la collaborazione al Marzocco, intensificando il suo impegno politico. Candidato socialista nel collegio di Casale Monferrato alle elezioni del 1909 e del 1913, abbandonò il partito all'inizio del 1915, assumendo posizioni interventiste. Nel 1919, a Firenze, fu a capo di un gruppo di socialisti nazionalisti, poi confluito nell'Unione politica nazionale; nello stesso anno, a Casale, fu ferito da alcuni oppositori durante un comizio nazionalista. La vicinanza delle sue posizioni politiche al fascismo divenne adesione piena quando, nel 1924, accettò la tessera del Partito nazionale fascista. (www.treccani.it)


4 Orvieto Angiolo, poeta, librettista, narratore, saggista, (Firenze 1869 - Firenze 1967).(www.treccani.it)

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