SERAFINO CALINDRI 4° - BOSCOVICH A COLLOQUIO CON CLEMENTE XIII PER IL PORTO DI RIMINI
STORIA
DEL PORTO DI RIMINI. Papa
Clemente XIII fu informato dal Padre Boscovich in colloquio privato
della “perdita
irreparabile di denaro e di tempo”
Ne
Il Ponte del 22.09.2012 si è ricostruito l'esito finale del
complotto ai lavori portuali che vide protagonisti Calindri,
Boscovich, Bianchi, l'amministrazione locale e due
Pontefici,
ma per una più ampia e completa ricostruzione della vicenda facciamo
un passo indietro di qualche anno.
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Ill.mi
Signori Consoli: Conte Luigi Ricciarelli Cameriere d’onore di
Nostro Signore, Gian Andrea Agli. Lorenzo Piccioni. Domenico
Bertolli. Illustre Giuseppe Guidantonj.
Illustrissimi
Signori
Dodici:
Dottore Francesco Diotallevi. Raffaele Brancaleoni. Marco Bongetti.
Dottore Conte Enrico Ragazzi. Francesco Almieri. Dottore Filippo
Soardi. Conte Nicola Martinelli. Illustre Ubaldo Manzaroli.
Signori
Deputati Ecclesiastici:
R.mo Signor Canonico Mauro Fosselli Procuratore del R.mo Clero
Secolare. Molto Reverendo P. Vincenzo Dusini Procuratore del R.mo
Clero Secolare.
Illustrissimi
Signori Eletti alla Fabbrica del Porto:
Castellano Conte Federico Sartoni Cameriere Segreto di Nostro
Signore. Dottore Sebastiano Sinbeni Bongiovanni. Carlo Agolanti.
Conte Francesco Garampi Cameriere d’onore di Nostro Signore.
Avvocato Lelio Pandolfini Sindaco.
Dal
suddetto Illmo Signore Conte Luigi Ricciardelli Capo Console fu
rappresentato, che il P. Boscovich prima di partire da questa Città
avea consegnato la sua relazione sopra lo stato di questo porto, ed
in quella avea insieme esposto li sentimenti suoi per rimediare alle
rovine fatte dalle acque del fiume Marecchia al porto medesimo;
ond’era bene pensare, e risolvere quale dei sentimenti dovea
adottarsi per eseguirlo, e se
l’esecuzione dovea appoggiarsi al Signor Serafino Calindri, che
avea fatto le più esatte osservazioni su lo stesso Porto, al quale
ancora sembrava giusto il corrispondere qualche compenso per i lumi,
e notizie date, e dimostrazioni consegnate al suddetto Padre
Boscovich fatte già da lui sul Porto medesimo».
Durante la
seduta sopraggiunse il
Cavaliere Paci Ippoliti e fu deciso intanto di rimuovere il banco di
ghiaia all'entrata del porto e riparare i muri franati o che stavano
per scivolare nel canale del porto.
L'incombenza fu assegnata «alli Signori Eletti alla Fabbrica del Porto, i quali possino per ciò servirsi dell’opera del Signor Serafino Calindri, e passargli quella ricompensa che crederanno conveniente per le fatiche da lui fatte per le dimostrazioni consegnate allo stesso P. Boscovich, e che sarà per fare in appresso” (Calindri Lettera ad un amico all. VII). A Roma, sul fine dell’anno 1764, il Pontefice Papa Clemente XIII è informato dal Padre Boscovich in colloquio privato della “perdita irreparabile di denaro e di tempo”. Sul porto imperavano malaffare, incuria e ingenti spese di riattazione, il partito dè contrari complottava, spargeva voci e scritti, cagionava sussurri, ostacolava lavori, gli Eletti alla Fabbrica del Porto, sotto pressione, perdevano tempo chiedendo a Roma i “voti” di altri matematici. L’anno successivo il Papa diede l’ordine perentorio e costituì la nuova Congregazione del Porto, nominata da lui stesso, investendo di pieni poteri il Legato di Romagna Card. Crivelli per ristabilire l’ordine e la cessazione dei disturbi alla esecuzione dei lavori. Lo scopo era «di dar rimedio a questo gravissimo inconveniente». S'impedì per un anno l'insediamento della nuova Congregazione, perchè in precedenza alla nomina di Calindri vi erano evidenti interessi economici per i lavori. La fazione capitanata da Bianchi, cercava con ogni mezzo di recuperare il controllo amministrativo sui copiosi finanziamenti di riattazione, persi. Pochi anni prima era stato Antonio Battarra a mettere in luce il malaffare in “una pubblica prelazione al suo corso filosofico del 1761, nella quale infiammato da zelo animoso per la cosa pubblica, prese a dimostrare il grave fallo del Comune, che trascurando di preporre ai lavori del Porto, persona profondamente versata nella scienza idrometrica, lasciavasi aggirare da pratici ignorantissimi, e gettava il pubblico denaro in spese ed opere inutili e malintese. Quel che poi soggiungneva della boriosa inettitudine ed oscitanza di chi avrebbe avuto uffizio di sopravvedere, e delle malizie e dè tranelli dè subalterni, usi mai sempre di approfittarne, era bensì un tema di ovvia e trita, e per lo più assai fondata mormorazione in tutti i tempi”. Rosa Michelangelo in Biografie e ritratti di uomini illustri romagnuoli, Forlì 1838. I documenti adombrano un dubbio: Planco capitanò i contrari solo per il gusto di prevalere o anche per interesse?
http://www.ilponte.com//news/2012/novembre/27/rimini/il_porto_della_discordia.html
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