STORIA: LUIGI VANVITELLI AL PORTO DI RIMINI PUBBLICATO IN ROMAGNA ARTE E STORIA

Inviato quasi due anni fa per la pubblicazione, il contributo sottostante giudicato inizialmente molto interessante, in realtà è stato pubblicato tempo dopo. (Ad libitum per lettura e conoscenza, è vietata la riproduzione e la copia non autorizzata).

 

LAVORI INEDITI DI LUIGI VANVITELLI AL PORTO DI RIMINI

ATTI DELLA CONGREGAZIONE DEL PORTO
Al nome di Dio Amen 2 Agosto 1734
Congatata la Congregazione degli Illustrissimi Sigori Eletti sopra la Fabbrica del Porto nella pubblica Segreteria, nella quale intervennero gli infrascritti Signori cioè Illustrissimo Signore Dottore Francesco Diotallevi IIlustrissimo Signore Dottore Gio: Batta Gervasoni Angelini
lllustrissimo Signore Dottore Alessandro Guidoni
lllustrissimo Signore Dottore Enrico Rigazzi
IIlustrissimo Signore Giuseppe Martinelli

Nella quale cong.ne fu rappresentato, che vien scritto da Roma di essere il Sig.e Vanvitelli Architetto disposto di venire in q.ta Città di tempo in tempo per la direzione della Fabrica del Fortino su questo Porto ma che prima conviene che per parte di questa Cong.e si aggiusti il molo, per poscia unire a quella la Fabrica del Fortino. Onde dalli suddetti Ill.mi Sigr.i Cong.i fu rissoluto di scrivere al med.o Sig.e Vanvitelli Architetto con pregarlo si porti in qsta Città assieme con Sig. Batta Banderati o altro capomastro, che esso giudicherà proprio secondo il concerto fatto in Roma,con facoltà d'accordare al d. Capo Mastro quella provisione, che esso Sig.re Vanvitelli stimarà propria, afinche il Lavoro riesca perfettam.te e secondo l'idea, ed esperta cognizione d'esso Sig.re Vanvitelli, al quale dovrassi insinuare nella Lettera che sarà corrisposto tanto Spesa del viaggio, quanto per la di lui permanenza in qsta Città, e per qualunque Opera per fare e fu dalli sud.i Sig.ri Cong.ti pregato il sud.o Sig.re Rigazzi uno di essi Sig.ri Congregati di scrivere la Lettera al d.o Sig.re Vanvitelli, e di trasmetterli copia della p.nte risoluzione. Et sic

Il 7 gennaio 1735 Luigi Vanvitelli Architetto è a Rimini, chiamato a fare la sua perizia per costruire il "Fortino" a difesa degli attacchi "pirateschi" e controllo delle merci in transito per timori di contagio da epidemie. Vanvitelli Constatò le pessime condizioni in cui versava il porto e consigliò di eseguire tutta una serie di lavori importanti per la funzionalità portuale, prima di erigere il "Fortino". I lavori ai moli, alla "scudiera" e al "Fortino" furono eseguiti successivamente dal capomastro di fiducia Giovanni Battista Banderati, sotto la direzione del Vanvitelli, seguendo le sue indicazioni.
 
Clemente XII.
http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_dei_papi#XVIII_secolo

Lorenzo nacque a Firenze dalla nobile famiglia CORSINI il 7 aprile 1652. Fu studente del Collegio Romano. Nel 1690 fu nominato arcivescovo titolare di Nicomedia e, nel 1696, Tesoriere generale della Santa Sede; il 17 maggio 1706 fu elevato al cardinalato da Clemente XI. Alla morte di Benedetto XIII (21 febbraio 1730) si aprì un conclave che fu lungo e tempestoso a causa dei maneggi dei principi, i quali desideravano a tutti i costi che fosse eletto un pontefice non contrario ai loro interessi. Dopo parecchi mesi, esattamente il 12 luglio 1730, il cardinale Corsini (già prelato quasi ottuagenario) fu eletto papa; scelse il nome di CLEMENTE XII. Affidò molte questioni al "cardinale-padrone" Neri Maria Corsini (1685-1770), suo nipote, dal 1731 fino alla sua morte, anche per via delle sue condizioni cagionevoli di salute. […] Nel 1732 chiamò l'architetto VANVITELLI a dare forma al suo progetto di rilancio edilizio e commerciale del porto e della città di Ancona, grazie alla costruzione di un canale che si insinuava dentro la città per oltre 11 chilometri e culminante in un maestoso Porto. In: http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/clemxii.htm

Luigi Vanvitelli
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Luigi_Vanvitelli.jpg
Luigi Vanvitelli all'età di trentadue anni riceve l'incarico di redigere un progetto per il porto di Ancona, nel 1733 inizia i lavori al porto e al lazzaretto costruito su un'isola artificiale di forma pentagonale all'interno del porto. Il vanvitelli ne segue la realizzazione che fu completata nel 1738. Il lazzaretto è collegato alla terraferma da uno stretto passaggio, tutto attorno corre il canale chiamato "Mandracchio". Nella parte interna dell'edificio si trovano i locali che erano destinati alla quarantena, le stanze esterne erano usate come deposito della merce. Mentre lavora ad Ancona viene chiamato a Rimini.
Le immagini (Corsini - Vanvitelli),  e il testo riprodotti in questa pagina sono esplicitamente dichiarate di libero uso e non soggetti ad alcun diritto d'autore dalla fonte stessa. Pagina WEB: http://it.wikipedia.org

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LUIGI VANVITELLI
Lavori al porto di Rimini
Disegno Arch. Loreto Giovannone
In data 3.3.1993 il settimanale riminese “Il Ponte” pubblicò un articolo a firma di Guido Simonetti che nel contenuto dava una notizia storica importante: 1733 il «Fortino» del porto di Rimini era opera di Luigi Vanvitelli. I documenti del '700 riportavano del lavoro dell'Architetto Luigi Vanvitelli al porto di Rimini e del «Fortino». I lavori riguarderanno tutto il porto come vedremo in seguito. La notizia è di valore storico e riguarda il più importante architetto Italiano del '700. Nel 1995 svolgendo studi sul porto di Rimini lessi l'articolo, incuriosito e stimolato dall'inedita notizia ho iniziato la ricerca nei documenti. Procedendo nella ricerca sui manoscritti dell'epoca trovai i documenti che riguardavano Luigi Vanvitelli. Importante è il capitolo che riguarda la scoperta delle inedite origini del «Fortino» faro. Il 2 agosto 1734 arrivò da Roma una comunicazione alla Sacra Congregazione del Porto in cui era scritto che l'incarico per la direzione della Fabbrica del «Fortino» sul porto era affidata all'Architetto Luigi Vanvitelli e la comunità riminese doveva farsi carico prima di sistemare il molo, dove si sarebbe costruito il «Fortino». Fu nel 1734 che la Congregazione del Porto da incarico a Enrico Rigazzi di scrivere una lettera all'Architetto Vanvitelli e pregarlo di venire alla città di Rimini insieme al capomastro Giovanni Battista Banderati su ricompensa e onorario. Il sette gennaio 1735 uno dei congregati riferì alla «Congregazione del Porto» della visita al porto nei giorni precedenti, dell'Architetto Luigi Vanvitelli che dichiarò la necessità di sistemare il molo prima di poter erigere il «Fortino». Nella relazione del Vanvitelli, riportata alla «Congregazione del Porto», vi erano sia valutazioni tecniche che economiche (vista la dispendiosità delle opere necessarie), ma soprattutto il consiglio di sottoporre alle autorità cittadine la spesa da sostenere e la necessità di sistemare il canale del porto. Nella sede della «Congregazione del Porto» per tale compito furono incaricati Enrico Rigazzi e Alessandro Guidoni. Il 21 gennaio 1735 alla «Congregazione del Porto» venne riferita la proposta del Vanvitelli per la nomina a capomastro alla «Fabbrica del Porto» di Giovan Battista Banderati. Il Banderati affiancò il Vanvitelli durante i sopralluoghi al porto e venuto a conoscenza del lavoro da farsi fece una «perizia» (lista materiali) in cui descrisse dettagliatamente la provvista e il luogo d'origine dei materiali occorrenti. La «perizia» (lista materiali) fu letta nella riunione della «Congregazione del Porto» dandone l'incarico di provvista di pali di legno, pozzolana ed altri materiali ad Enrico Rigazzi e Alessandro Guidoni e in quanto alla provvista di mattoni e altri materiali furono incaricati Francesco Diotallevi e Carlo Bagli. Nella sede della «Congregazione del Porto» fu discusso ed approvato anche l'onorario di Giovan Battista Banderati e delle maestranze al suo seguito. Al Banderati furono accordati uno scudo al giorno, letto e legna solo per i giorni in cui avrebbe assistito al lavoro. Infine fu dato incarico il Sig. Rigazzi di scrivere al Banderati e stabilire la paga dei sei uomini da lui proposti. Il 15 marzo 1735 nella «Congregazione del Porto» fu letta ed approvata la lettera del Banderati in cui chiedeva per se uno scudo al giorno con lume e fuoco acceso e spese di viaggio. Per gli uomini da lui proposti furono pagati, al primo cinque «pauli» al giorno al secondo quattro pauli, agli altri venticinque baiocchi ciascuno oltre al lume e al fuoco. Il 29 marzo 1735, la «Congregazione» alla «Fabbrica del Porto» delibera l'acquisizione dei materiali destinati alla costruzione del «Fortino». I Congregati fissarono le quantità ed il prezzo nel seguente modo: quattro scudi per ogni mille mattoni e calce smorzata (50 carri circa) al prezzo di quindici pauli a carro. Nella Congregazione del Porto il 13 maggio 1735 fu letta la lettera del Cardinal Legato Alberoni dove erano contenute le istruzioni sul pagamento dei materiali utilizzati alla costruzione del «Fortino». Il Cardinal Legato Alberoni nella sua lettera in data 11 maggio 1735 diede incarico a Giuseppe Bentivegni di erogare i pagamenti per i materiali stabiliti e di vendere il capanno utilizzato per la costruzione del Fortino, per una cifra superiore ai venti scudi. La vendita del capanno è la dimostrazione che il Fortino era già stato edificato. A riguardo del sito del faro (allo stato attuale) non vi sono motivi di dubitare che la costruzione avvenne sopraelevando il «Fortino» del Vanvitelli. La conferma si ha se verifichiamo la sezione dell'attuale basamento del faro che in alcuni punti presenta uno spessore murario che supera m 1,5 apparendo sproporzionato rispetto agli spessori murari dei piani soprastanti cm 30, considerato anche le ricostruzioni intervenute nei piani superiori che all'epoca non raggiungevano l'altezza attuale. Resta fondata l'ipotesi del faro costruito successivamente sopraelevando il già esistente «Fortino» fatto costruire dal Vanvitelli. Dalle testimonianze emerse possiamo ragionevolmente supporre che inizialmente la costruzione era un «Fortino» di difesa in solida muratura a protezione del porto, in posizione arretrata rispetto al «casotto» in legname che ospitava l'avamposto di guardia alla bocca del porto e il lume di segnalazione.
Il 6 giugno 1733 l'architetto Valentino Cipriani arrivò nella città di Rimini su mandato della «Reverenda Camera Apostolica» con l'incarico di erigere il «Fortino» sul molo. Il Cipriani su invito dei Signori Eletti alla Fabbrica del Porto, si fece carico di visitare le rovine dei moli, che risultavano gravemente danneggiati; questi ne fece una pianta, da poter mandare a Roma per giustificare la necessità dei lavori e la gravosità della spesa di cui la città non poteva farsi carico. La supplica «per la licenza di potere continuare a servirsi dei sopravanzi dei dazi e di prendere tre milla scudi a censo per provedere alle rovine di q. to Porto», tremila scudi non erano sufficienti, si chiedeva finanziamenti a Roma. Lo stato debitorio delle casse cittadine è evidente e contenuta nella richiesta di utilizzare i «sopravanzi dei dazi a censo». In pratica con la formula «a censo» si chiede di pagare una imposta per il privilegio accordato di usufruire dei sopravanzi dei dazi. In definitiva il Cipriani non si occupò della costruzione del «Fortino» data la gran quantità di danni che aveva subito il porto e la necessità di ripararlo, danni che furono rappresentati a Roma con la sua pianta. I Congregati all'unanimità assegnano al Cipriani un compenso pari a dieci doble per la sua «ricognizione».
Il 20 giugno 1733 fu esibita la pianta dell'Architetto Valentino Cipriani con la descrizione dello stato del porto e delle parti danneggiate «si riconosce le rovine del med.o Porto», e la necessità di «procurare l'aggiustamento» e la «regola da tenersi per il d.o. Riattamento». I Congregati determinarono di presentare all'Ill.mo Magistrato ed inviare a Roma il documento che rappresentava lo stato del porto «perché occurrervi una spesa assai grande non può la città da se stessa provederci» e sarà lo stesso Cipriani che lo rappresenterà a Roma. A far fare una copia della pianta e a rappresentarla all'Ill.mo Magistrato furono deputati i Sig.ri Faetani e Diotallevi.
Il 9 gennaio 1734, nella Congregazione del Porto fu letta la la lettera del Legato che dava l'ordine di fare perizia dei lavori e stabilire la somma occorrente per il «riattamento di questo porto». I Congregati del Porto deputarono Antonio Berzanti (Soprintendente alle Fabbriche Pubbliche) a redigere un preventivo «dovevasi far Perizia colla somma precisa, e distinta della spesa che occorre» in base alle indicazioni dell'architetto Cipriani. Successuvamente i Congregati affidarono i lavori al porto ad Agostino Costa «Fatore» autorizzandolo ad «esiggere la materia e il di lei prezzo» da Giovani Battista Gervasoni Angelini. In questo frangente Giovani Battista Gervasoni Angelini di sua iniziativa ordinò la costruzione di Porta Portuense detta «Gervasona» sottraendo i mattoni e marmi destinati al cantiere per le riparazioni del porto. Il Cipriani fece un sopralluogo «ricognizione», pagata «dieci doble» e una pianta che venne mandata a Roma per richiesta di maggiori fondi, il Cipriani non poté adempiere all'incarico per riparare i danni al porto ed edificare il Fortino, il molo in prossimità del sito prescelto risultava danneggiato.
Il 29 febbraio 1734 il Priore Faetani riferisce che il Berzanti, «deputato nell'ultima Congregazione a fare la Perizia […] diferisca di fare la detta Perizia per non essergli stato stabilito l'onorario». Nella sede della Congregazione si incarica Faetani e Diotallevi a concordare l'onorario con Berzanti e sollecitarlo a fare la Perizia da inviare a Roma. Inoltre fu riportato che nell'ultima Congregazione «fu data facoltà ad Agostino Costa Fatore di esiggere la materia o il di lei prezzo, dal Sig.e Gervasoni Angelini, della quale d.o Sig.e si servì per la fabbrica della porta Portuense o che d.o Fatore ha riferito d'aver parlato con d.o sig.e Gervasoni, e di non aver riportato se non che in risposta, che detto sig.e non sa che cosa sia e perchè si è saputo, che il med.o Sig.e Gervasoni abbia presentem.e levato due piane di marmo di piedi […] di lunghezza per ciascheduna di valore di pauli trentatre l'una di ragione di questa Fabbrica del Porto, e si senta al presente dal Fatore, che li mattoni, che d.o Sig.e Gervasoni così […] avuto possono ascendere alla quantità di quattromilla incirca. Onde fu dalli sud.i Sig.i Congregati rissoluto, che si facci per mezzo di d.o Fattore un'altro Passaggio col d.o Sig.e Gervasoni per la restituzione, o pagamento di tutti li sud.i materiali, e nello stesso tempo dirgli di non Dovere per l'avvenire prendere alcuna altra sorta di materiali di d.a Fabbrica del Porto si per non dover andare in altro uso, che di detta Fabbrica, come per doversene a primo tempo servire dalli med.i per la Fabbrica del Porto»
Il 5 luglio 1734 nella Congregazione «fu rissoluto di assicurare» l'entrata al porto dalla parte di «tramontana» prolungando le palate, e di «riattare» dalla parte di levante la punta della palata e conclusi questi lavori incominciare l'alzamento del muro «ove presentemente si ritrova la fossa della calcina». L'innalzamento del muro doveva essere preceduto da ispezione per verificare «se siano capaci a fabbricarvi sopra» e poi provvedere ai materiali necessari. Nella stessa seduta fu nominato Giuseppe Martinelli come depositario della Fabbrica del Porto per un anno. Infine incaricarono Gervasoni e Rigazzi «a sopraintendere» alla compra dei materiali per i lavori suddetti. Mentre dal verbale si evince il disastroso stato del porto, rimane senza alcuna spiegazione logica apparente il perché la Congregazione desse incarico a Gervasoni «alla compra dei materiali occorrenti» quando nella precedente lo aveva ammonito di non dover più sottrarre i materiali occorrenti al porto e che aveva destinato ad altri usi.
Il 2 agosto 1734 arrivò da Roma una comunicazione alla Congregazione del Porto in cui era scritto che l'incarico per la direzione della Fabbrica del Fortino sul porto era affidata all'Architetto Luigi Vanvitelli e la comunità riminese doveva farsi carico prima di sistemare il molo, dove si sarebbe costruito il «Fortino». Nel 1734 la Congregazione del Porto da incarico a Enrico Rigazzi di scrivere una lettera all'Architetto Vanvitelli in cui pregarlo di venire alla città di Rimini insieme al capomastro Giovanni Battista Banderati su ricompensa e onorario. A dare incarico a Luigi Vanvitelli fu direttamente la «Reverenda Camera Apostolica» nella persona di Papa Clemente XII al secolo Lorenzo Corsini. Vista l'età avanzata, con molta probabilità l'incarico fu dato dal "cardinale-padrone" Neri Maria Corsini suo nipote che lo sostituiva in molte funzioni. Clemente XII aveva iniziato il suo pontificato il 12 luglio 1730 e concluso il 6 febbraio 1740, data della sua morte. Nel decennio diede impulso ad una strategia di rilancio di scambi commerciali nei porti della Chiesa in Adriatico passando per le opere di miglioramento della funzionalità portuale. Diede corso ai lavori al porto di Ravenna con il canale Corsini (Manfredi - Zendrini), al porto di Rimini con il ripristino e fortificazione del canale portuale ad opera del Vanvitelli, infine al porto di Ancona con la costruzione del lazzaretto (Vanvitelli).

Atti della Congregazione del Porto. 2 agosto 1734. In A.S.Ri.
Il 7 gennaio 1735 alla «Congregazione del Porto» fu riportato della visita al porto, nei giorni precedenti, dell'Architetto Luigi Vanvitelli il quale «dichiarò in voce la di lui perizia» che, nel contenuto, era necessario sistemare il molo prima di poter erigere il «Fortino». Nella relazione del Vanvitelli, riportata alla «Congregazione del Porto», vi erano sia valutazioni tecniche importanti «era necessario di Fare lo stesso molo col muro, che divisino dentroretavia di lunghezza in tutto cinquantasette canne e mezza (m 120 c.a.), e che non possan far porre mano all'opera di d.o Fortino va infatti precedentem.te fatto il detto molo, a muro, ed intanto la scudiera di legname […] e per d.o Molo che doveva slargarsi». Importanti anche le precise indicazioni delle spese, per «la scudiera di legname» scudi tremila «per li soli pali», e per il molo a muro «per il d.o muro si cerca una spesa di scudi ottomilla in circa». Infine i Congregati si riservano di deliberare l'esecuzione dei lavori per due motivi; il primo «per una tanta spesa», un secondo «ma anco per l'altra necessarissima di aggiustare le svagliature del canale dello stesso Porto», decidono di sottoporre alle autorità del Magistrato la spesa da sostenere e la necessità di sistemare il canale del porto. In quella sede, per tale compito furono incaricati Enrico Rigazzi e Alessandro Guidoni.
Il 21 gennaio 1735 alla «Congregazione del Porto» venne riferita la proposta del Vanvitelli per la nomina a capomastro alla «Fabbrica del Porto» di Giovan Battista Banderati. Il Banderati affiancò il Vanvitelli durante i sopralluoghi al porto e venuto a conoscenza del lavoro da farsi fece una «perizia» (lista dei materiali) in cui descrisse dettagliatamente la provvista e il luogo d'origine dei materiali occorrenti. La «perizia» (lista dei materiali) fu letta nella riunione della «Congregazione del Porto» dandone l'incarico di provvista di pali di legno, pozzolana ed altri materiali ad Enrico Rigazzi e Alessandro Guidoni e in quanto alla provvista di mattoni e altri materiali furono incaricati Francesco Diotallevi e Carlo Bagli. Nella sede della «Congregazione del Porto» fu discusso ed approvato anche l'onorario di Giovan Battista Banderati e delle maestranze al suo seguito. Al Banderati furono accordati uno scudo al giorno, letto e legna solo per i giorni in cui avrebbe assistito al lavoro. Infine fu dato incarico il Sig. Rigazzi di scrivere al Banderati e stabilire la paga dei sei uomini da lui proposti.
Il 24 gennaio 1735 Giovanni Battista Banderati, capomastro di fiducia dell'Architetto Luigi Vanvitelli eseguì un sopralluogo e misurazioni nel porto di Rimini è nel redigere «la di lui perizia» descrive le misure esatte dei lavori da fare nell'immediato, prima della costruzione del Fortino. I primi due lavori da eseguire nell'immediato erano il prolungamento del molo di levante «si doveva fabbricare la nuova zona che sono di lungeza trentatre di misura piede comune (10 m c.a.)», e l'allargamento del canale portuale «onde per allargare il detto molo altri piedi dodicci in circa». segue la dettagliata lista dei materiali occorrenti per l'esecuzione dei lavori.
Il 15 marzo 1735 nella «Congregazione del Porto» fu letta ed approvata la lettera del Banderati in cui chiedeva «pretensione per assicurare al lavoro, che deve intraprendersi di q.to Porto». I Congregati accordarono per il Banderati uno scudo al giorno con lume e fuoco acceso e spese di viaggio. Per gli uomini da lui proposti furono pagati, al primo cinque «pauli» al giorno al secondo quattro pauli, agli altri venticinque baiocchi ciascuno oltre al lume e al fuoco. L'incarico di provvedere alla provvista dei mattoni e degli altri materiali occorrenti fu dato al deputato Gervasoni unitamente a Diotallevi e Bagli.
Il 29 marzo 1735, la «Congregazione» alla «Fabbrica del Porto» delibera l'acquisizione dei materiali destinati alla costruzione del «Fortino», «tutta la Puzzolana, o la maggior parte di quella per il prezzo che fu pagato […] Mattoni tutta la quantità che ritrovasi in essere». I Congregati fissarono le quantità ed il prezzo nel seguente modo: quattro scudi per ogni mille mattoni e calce smorzata (50 carri circa) al prezzo di quindici pauli a carro.
Il 13 maggio 1735 Nella Congregazione del Porto fu letta la lettera del Cardinal Legato Alberoni dove erano contenute le istruzioni sul pagamento dei materiali utilizzati alla costruzione del «Fortino».
Il Cardinal Legato Alberoni nella sua lettera in data 11 maggio 1735 diede incarico a Giuseppe Bentivegni di erogare i pagamenti per i materiali stabiliti e di vendere il capanno utilizzato per la costruzione del Fortino, per una cifra superiore ai venti scudi. La vendita del capanno fa desumere che il Fortino era già stato edificato.
Il 13 maggio 1735 i Congregati deliberarono di dare esecuzione degli ordini ricevuti per lettera del Legato sulla provvista dei materiali, lettera datata 11 maggio 1735 e di spedirne la bolletta dei pagamenti con la richiesta di nuovi fondi a Sua Eminenza Legato Alberoni. Fu altresì deciso di dare facoltà al Sig.re Giuseppe Martinelli di prelevare dal monte della Fabbrica del Porto «le somme necessarie alla Fabbrica del Fortino» e a tutte le altre spese. Incaricati «a far istanza all'Ill.mo Magistrato per le girate alle cedole delli depositi » furono i Sig. Alessandro Guidoni e Giuseppe Martinelli. Prima di iniziare il «Fortino», il Vanvitelli diede disposizione per allargare il canale del porto (ben dodici piedi), per costruire il nuovo molo in «muratura» al posto della palizzata di legno, per prolungare il molo destro costruendo la «scudiera» come risulta dagli Atti della Congregazione del Porto e dalla considerevole quantità di materiali della lista materiali, «perizia» del Banderati. La certezza dell'allargamento del molo è contenuta nella successiva lettera del legato Alberoni, nella quale è riportata la necessità di «risarcimento della strada che conduce al mare»; con l'ampliamento del molo la strada che costeggiava la palizzata era stata eliminata dall'allargamento della sponda e andava ricostruita.
Il 20 maggio 1735 la Congregazione spedì una lettera a Monsignor Legato per far tornare il capomastro Giovanni Battista Banderati al porto e concludere i lavori alla «scudiera» che erano rimasti in sospeso per la mancata erogazione dei fondi. Dai documenti risulta:
1 ) La mancanza di fondi erogati dalle Autorità Pontificie «assegnameti» dalla citata lettera del Cardinal Legato Alberoni.
2 ) Il Vanvitelli allora impegnato ai lavori del porto di Ancona, si suppone contrariato dalla irrisolutezza per l'assegnazione dei finanziamenti ad una comunità già indebitata.
3 ) Il deplorevole episodio in cui furono usati i materiali destinati alla Fabbrica del Porto come aveva fatto l'anno precedente (1734) Giovanni Batta Gervasoni Angelini Deputato alla Fabbrica del Porto facendo costruire Porta Portuense (detta porta Gervasona) con i materiali destinati al porto, ignorando le pessime condizioni dei moli.
L'incuria e l'imperizia evidenti costrinsero il Consiglio della Fabbrica del Porto a prendere risolute decisioni rappresentandole a Roma. Per primo ottennero che il Banderati tornasse a completare i lavori al porto sin dal mese di luglio per il ripristino dei moli compreso lo sbarramento detto «scudiera» a protezione della palata del molo di levante. In secondo, nel Consiglio del giorno 8 luglio 1736, fu proibito l'uso diverso dei materiali destinati al porto senza il consenso unanime di tutti i Congregati. In ultimo nel Consiglio del 10 maggio 1737 costrinsero, con bando del Capitano del Porto «Carettari e Paroni», secondo una reiterata consuetudine, al trasporto dei materiali occorrenti alla Fabbrica del Porto. Le vicende qui riferite ed ampiamente documentate negli “Atti Porto” influirono sui lavori al porto e al Fortino, lavori fatti eseguire al Vanvitelli. L'avvenuta costruzione del Fortino nella primavera del 1735 risulta inequivocabilmente negli Atti della Congregazione, e più precisamente confermaro nel verbale del 10 maggio 1737. Resta una ipotesi in attesa di riscontro documentato se furono eseguiti lavori di sopraelevazione del Fortino per la costruzione del faro, ma non è escluso che il Fortino divenne faro.
Nel suo articolo il Simonetti affermò: «I documenti consultati non fanno alcun riferimento a chi diresse la costruzione della torre sopraelevandola sul Fortino, ma non è un azzardo supporre che sia stato Giacomo Stegani [forse non Giacomo ma Gaetano Stegani bolognese Architetto della Legazione di Urbino]» non solo perché risiedeva a Rimini, ma anche perché si ritrovano registrati suoi interventi sul porto, come nel '63 quando riceve un pagamento insieme a Serafino Calindri, quest'ultimo per l'elaborazione della pianta del porto, perciò nel libro mastro si legge: «Pagati a Sigg. Stegani architetto, e Calindri geometra per la perizia de lavori, e pianta del porto, ed altro scudi 25:50'». Quanto affermato del Simonetti sull'opera dell'Architetto G. Stegani sono testimoniate dagli Atti della Gongregazione del Porto dov'è riportato chiaramente che G. Stegani, alla data del 5 maggio 1762 risultava essere stato incaricato della Direzione dei Lavori al porto. Negli «Atti», alla stessa data, la «Congregazione» nominò Giuseppe Martinelli assistente dei lavori da fare al porto e Giuseppe Matana come «Fattore», fissando per entrambi «la provisione di pauli quattro al giorno». Nel 1762 G. Stegani diresse i lavori alla «schiena del molo di levante» che fu rinforzata, ancora una volta, con massi di pietra d'Istria su precedente perizia del Sig. Carlo Marchionni Architetto della Reverenda Camera Apostolica incaricato ai lavori del porto d'Ancona . 
Non copiate o rubate il testo e le immagini. Chiedere l'autorizzazione prima e comunque.
Do not copy or steal text and images. Ask permission first and always. 
Loreto Giovannone Architetto

9 giugno 2011: articolo del Corriere della Sera  "Se le riviste scientifiche censurano i giovani" di Giuseppe Remuzzi che parlava della censura dei "direttori e degli esperti delle grandi riviste scientifiche che decidono sulla vita dei giovani ricercatori determinandone la carriera". Se la ricerca storica ha valenza "scientifica" l'articolo fotografa l'identica attuale censura operata per l'editoria nel settore della ricerca storica.














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