IN ITALIA SERVUM PECUS - STORICI ED INTELLETTUALI ASSERVITI AL POTERE DOMINANTE

 FINE DEL RISORGIMENTO
Gli studi storici sul Risorgimento hanno portato a scoperte importanti, nei documenti gli ordini emanati dal Ministro degli Interni e dal Segretario Generale dopo il 15 agosto 1863. Ne sono seguite due pubblicazioni:

http://www.ibs.it/code/9788868290788/giovannone-loreto/deportati-storie-deportazione.html

I governi del Regno d'Italia crearono un apparato di DEPORTAZIONE, ideato, studiato, attuato e fatto funzionare dai primi governi unitari in poi, subito dopo la proclamazione del Regno d'Italia avvenuto nella primavera del 1861.

Nei documenti a firma Peruzzi gli ordini impartiti personalmente dal ministro, le perentorie disposizioni repressive gestite e manovrate da Silvio Spaventa, gli ordini dei funzionari prefettizi e Delegati del Governo, forse 30.000 documenti e più.
Spaventa, appunto, il gigantesco apparato di DEPORTAZIONE politica dalle province del meridione di un enorme numero di civili (forse 40.000 - 60.000 ???) gestito dai Risorgimentali.
Un inferno di abominio e abuso di potere dello Stato nei confronti di popolazione civile (uomini, donne, bambini, neonati), molti passarono in condizione di totale prostrazione dal "domicilio coatto" a lavorare come schiavi nelle miniere.

Pozzo Vittorio Emanuele e pozzo Sella nell'Iglesiente

Gli accordi presi da Gustavo Cavour nel 1862 con Inglesi e Francesi prevedevano l'esportazione verso questi paesi di enormi quantità di prodotti minerari, cosa che fu attuata fino in fondo se leggiamo la Relazione Sella agli atti del parlamento. Accordi con gli Inglesi che vennero rispettati con Vittorio Emanuele il nuovo re a spremere nelle numerose miniere il sangue e le vite dei nuovi sudditi per esclusivo interesse economico personale. La società fatta in Inghilterra con gli inglesi per il commercio del rame, quotata in borsa sotto la Royal Liability è ben oltre una evidente prova.
Le operazioni e gli accordi finanziari furono fatti alla presenza di Gustavo Cavour in veste di Presidente del Comitato per l'esposizione londinese del 1862, sir James Hadson lo guidava e lo seguiva alla corte Sabauda di Torino come un'ombra...


                                                                                                                   
Il sindaco di Torino quando fu messa la targa (2010) era Sergio Chiamparino (PD)

È finita nel modo più infame possibile la liturgia del Risorgimento. Centinaia e centinaia di nominativi di DEPORTATI, migliaia di documenti, regolamenti, incartamenti di tutti i tipi, persino i contratti d'affitto di case, locali, stanzoni (regolarmente registrati alla Corte dei Conti, cioè messi in bilancio dello Stato), una burocrazia asfissiante che è semplicemente sfuggita agli apparati del potere è apparsa durante la nostra ricerca storica.
Non si poteva non sapere di quanto messo in atto dal primo governo del Regno d'Italia. E' una situazione grave, molto grave di tutte le generazioni di storici, accademici, intellettuali che s'è svenduta al potere di turno oscurando la più infame delle azioni del potere. La deportazione toglie le radici culturali, le origini con la propria terra, il mondo di relazioni delle realtà locali e rende schiavi chi ne è stato vittima. l'Italia è un paese che non sa stare in piedi sulle proprie gambe, non sa guardarsi come nazione ed è incapace di trarre esperienza dagli errori del ceto politico che la governa. La peggiore delle jattanze l'assale non avendo una classe di intellettuali che sappiano distinguere il vero dal falso, anzi lavora per divulgare il falso.
C'è la necessità di uscire dall' aurea mediocritas e di divulgare questa verità storica della DEPORTAZIONE, volutamente sepolta sotto un silenzio di tomba da tutti, proprio da tutti gli storici e chi viene spacciato per esperto, i documenti erano alla portata di tutti e sono alla consultazione del pubblico.
L'Italia oggi? Un paese malato con una maledizione a cui non porrà rimedio in alcun modo, storici, intellettuali, pseudo storici, scribacchini, scrittori che si limitano a copiare passivamente le invenzioni di altri scrittori, Servum pecus. Quinto Orazio Flacco, (Epistole I, XIX, 19). 

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