ITALIA: COME SIAMO E COME SAREMO



L'ITALIA non è mai stata unita lo dimostra la divisione dei territori in Regioni, lo dimostra l'azione dei governi che ricalca da sempre la geografia economica e sociale. La divisione politica attuale dell'Italia non corrisponde più alle esigenze di autonomia amministrativa effettiva dei territori italiani. E' diventato urgente e necessario dividersi la geografica distribuzione attuale dello Stato centrale e Regioni non ha più senso di esistere. Le spinte verso l'autonomia sono forti ed è necessario che si metta in atto una riforma vera e oramai non più rimandabile. 
La forma politica più auspicabile è di cinque stati autonomi ed indipendenti tra loro, con istituzioni autonome, amministrazioni autonome, leggi autonome ed indipendenti tra loro, rispecchierebbe lo stato di fatto attuale dell'effettivo sviluppo sociale economico, politico.
Talmente autonomi da poter scegliere la forma linguistica e la moneta riconquistando quella sovranità oggi sottomessa a poteri economici stranieri.

Il razzismo del nord per i meridionali non è mai venuto meno, il meridione è bene che si renda autonomo. La recrudescenza delle forme evidenti e subdole di discrimine razzista per i meridionali, sempre perseguito sottotraccia, è in evidente ripresa da diversi anni, quattro punti fondamentali, tutti provenienti da decisioni prese a livello di governo del paese e negli ambiti della politica.

Dunque quattro punti fondamentali:
1) La scelta degli ultimi governi di tagliare tutti mezzi pubblici di trasporto, ferrovie, traghetti, autostrada con il meridione, tagliando di fatto in due l'Italia. 
2) Il deviare fondi statali dal sud al nord. La totale assenza di una seria politica industriale ed economica in tutto il paese, lo sbilanciamento a discapito del sud lasciato in mano ad amministrazioni "controllate" dalle varie mafie (vedi accordo Stato mafie).
3) Per le politiche culturali: la scelta della politica pedagogica del MIUR che ha di fatto escluso dall'insegnamento della storia e della cultura letteraria tutti gli autori del sud che non hanno ricevuto Nobel. In pratica la memoria storica e culturale del sud non esiste nell'insegnamento scolastico.
4) L'esplicito discrimine nelle regioni del nord, negli ambienti di lavoro e di vita, contro i meridionali che vivono al nord per lavoro, l'uso come discarica del territorio a sud con la manovalanza delle varie associazioni mafiose. La spinta oramai trentennale ed evidentissima della politica di dividere il paese in due con opportune discriminazioni a partire dalle problematiche economiche a quelle amministrative del mezzogiorno. Non ultimo la riproposizione dello Stato della discriminante razziale, scelta non casuale della Riapertura del museo Marco Ezechia Lombroso di Torino fa da spia e da sfondo della volontà politica di riaprire ferite mai sanate tra sud e nord. 
Le origini storiche del discrimine sono nella finta unità nazionale messa in atto 155 anni fa con le menzogne risorgimentali, la mediocre classe dirigente di allora veicolò le pseudo scienza della Frenologia, della contestata scuola di Edimburgo, attribuendo a Marco Ezechia Lombroso (di famiglia ebrea), il ruolo di scopritore della antropologia criminale, un artificio fisiognomico senza alcun fondamento scientifico.La stesse mediocrità delle classi dirigenti attuali.
Siamo vicini, vicinissimi alla secessione, non ha piu senso tenere uno stato centrale mastodontico e collassante nei bilanci. Siamo vicinissimi alla secessione del sud del paese che è stato spolpato economicamente dal connubio criminale e letale tra classi dirigenti e mafie, ed ora è totalmente abbandonato a se stesso. 
Dividiamoci, il momento è giunto non sanno più che farsene del sud, con la crisi dell'industria del nord, il sud non serve neanche come discarica. Per il nord rimane il contributo in tasse degli statali e il serbatoio elettorale degli abitanti del meridione. Ma con l'astensione elettorale e il sempre più diffuso indipendentismo (almeno sbandierato nel web), dividiamoci con l'illusione del cambiamento.
Il cambiamento vero non ci sarà, senza un vero ricambio della classe politica dirigente, il cambiamento non ci sarà. Ci sarà l'illusione.

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