CLEMENTE XIV - Ganganelli scrive a Muratori

LETTERA XCVII.
AL Sig. Ludovico Antonio MURATORI.




"i detrattori son lupi travestiti da agnelli"

Undici anni prima che Clemente XIII lo nominasse cardinale (1759), Vincenzo Ganganelli scriveva a Muratori le due lettere sotto riportate. Le lettere sono di sincera comprensione verso Muratori per la persecuzione di cui è caduto vittima, ma a ben vedere i fatti degli anni successivi e il divario di pensiero, tra i due, sembrano essere in ambito culturale "agli opposti".
Nel contenuto la prima lettera sembra scritta dal Consultore del Sant'Uffizio, influente presso il Pontefice, che preannuncia un esito favorevole all'inquisito senza scavalcare il responso ufficiale dell'Autorità massima. In fine lettera si schiera a favore del Muratori descrivendo dettagliatamente le vessazioni da lui subite e i comportamenti tenaci "dei superstiziosi" vessatori.

Ho tenuto discorso col S. Padre (Benedetto XIV.) sulle contraddizioni che voi soffrite, e mi ha risposto in proprj termini, che "quanto più voi soffrirete per la giustizia, più sarete accetto a Dio ed agli uomini animati dal di lui vero spirito." Egli vi dirigerà un Breve, per cui si mostrerà ai vostri nemici, che nelle vostre opere non si è trovato nulla nè contro al domma, nè contro la morale, e che quel più che potrebbe avergli offuscati non spetta, che a qualche privilegio della S. Sede. Egli scriverà ancora al Cardinal Querini, che sembra prevenuto contro di voi sull' articolo delle feste, delle quali voi chiedete la minorazione, e son persuaso, che questo Cardinale, non ostante lo zelo che lo divora, si piegherà a questa Lettera, e riassumerà per voi tutti quei'sentimenti di stima che meritate.
In quanto a me mi chiamerei felice per sempre, se io potessi contribuire in qualche maniera a farvi rendere quella giustizia che vi si deve, o a far cessare la persecuzione che vi si suscita contro, tanto più stravagantemente, quanto meno la meritate, per non vi essere al mondo persona che difenda egualmente che voi con dignità la nostra S. Religione. Lo sdegno dei superstiziosi è la cosa più terribile a sostenersi. Eglino non posson convincersi nè col mezzo delle autorità, nè con quello delle ragioni, mentre credono dorami irrefragabili tutte le idee che passano tra il loro cervello. Disponete sempre della mia persona, come disporreste di voi; persuadetevi che il mio nome non è mai stato cosi onorato, come lo è ora in fondo alla presente per assicurarvi di tutto il mio attaccamento e rispetto ec.
Roma, 27 Agosto 1748.
LETTERA XCVIII AL MEDESIMO.
Col regalarmi l'ultima vostra opera, voi venite ad arricchirmi, in modo il più vago e superbo. Io le darò tra i miei libri un posto tale, che sempre ella mi sia presente agli occhi, e la leggerò con tale applicazione, da imprimermi bene le contenutevi cose e nello spirito e nel cuore. Mi stupisco, che la Cattedra si sia fatta servire alle declamazioni contro la vostra persona ed i vostri scritti. Quello che vi dee consolare si è, che i detrattori son lupi travestiti da agnelli, e si riconoscono in fatti dai loro frutti. Mi tratterrei di più insieme con voi, se io non fossi nato per privarmi sempre di tutto quello che mi reca piacere; ma se le presente non è molto estesa, vi protesto, ch'è estesissimo il mio rispetto, che non ha altro termine che l'anima mia, la qual dee durare eternamente.
Roma, 22 Ottobre l748.

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